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Ecomondo 2015: l’Italia punta sulla green economy per la ripresa

Ecomondo 2015: l’Italia punta sulla green economy per la ripresa

Le proposte innovative delle 1200 imprese e i contenuti dei 200 seminari con oltre 1000 relatori hanno mostrato lo spessore di un sistema industriale e scientifico allineato agli standard più avanzati, nonché modello per economie di altri Paesi. 

E la presenza in fiera di operatori da tutto il mondo ha dato alle giornate una dimensione di reale internazionalità.

103.514 (+1,68% sul 2014) i visitatori professionali nei quattro giorni, che stabilizzano il posizionamento europeo di Ecomondo, Key Energy e delle fiere che si svolgono in contemporanea. Numero che contiene l’innalzamento pianificato della componente straniera, con quasi 11.000 operatori e 500 buyer da tutto il mondo. Da segnalare la foltissima rappresentanza da Iran e Cina, organizzata insieme al Ministero dell’Ambiente.

Proprio il Ministro Gian Luca Galletti, inaugurando le giornate insieme al Presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini e al Presidente della Provincia di Rimini Andrea Gnassi, ha sottolineato come sia vincente l’accostamento economia e ambiente per un concreto sviluppo.

Le giornate hanno visto lo svolgimento della quarta edizione degli Stati Generali della Green Economy, dai quali è scaturita la fotografia italiana sull’orientamento ‘green delle imprese’, ormai presente in oltre il 40% delle stesse, ma anche le proposte delle organizzazioni d’’impresa per ‘raffreddare il clima’ e inviate al Governo in vista della conferenza mondiale di Parigi a fine mese.

La nuova sfida dell’industria alimentare: la trasformazione dei rifiuti in nuovi prodotti

L’innovazione nel campo dell’industria alimentare – un gigante che in Europa vale mille miliardi di euro di fatturato, 134 miliardi di euro in Italia – fa rima con green economy e sostenibilità ambientale. Questo il senso dell’importante convegno che si è tenuto ad Ecomondo, dal titolo “Verso una catena alimentare a zero rifiuti: tecnologie abilitanti per la sostenibilità dell’industria alimentare e la gestione dei rifiuti in una prospettiva di economia circolare”. Il convegno - curato da Unibo, Confagricoltura, Atia-Iswa Italia ITALIA, Cluster Tecnologico nazionale Agro-Food Consorzio Italiano Compostatori e Comitato tecnico Scientifico di Ecomondo -, ha offerto l’occasione per fare il punto sulla nuova sfida che attende oggi il settore dell’agroindustria: quella di una riconversione mirata a ridurre ogni forma di spreco, a cominciare da quello delle materie prime, lungo l’intero percorso della filiera. L’obiettivo è quello di reimmettere nella filiera gran parte di quello che oggi viene invece scartato come rifiuto (si parla di perdite intorno al 40%), trasformandolo in nuovi prodotti del circuito alimentare (ad esempio mangimi) piuttosto che in materiali destinati al percorso della cosiddetta chimica verde (bioraffinerie). È quello che il professor Fabio Fava, coordinatore scientifico di Ecomondo, ha definito il “percorso nobile” lungo il quale è doveroso oggi incamminarsi. “C’è molto da fare per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità della filiera e della valorizzazione dei rifiuti”, ha scandito durante il convegno il professor Fabio Fava. Ma il cammino, anche in Italia – dove operano circa 55mila aziende, per lo più di piccole dimensioni (solo il 12% ha più di 9 addetti) - è avviato. La conferma è arrivata anche dal responsabile di Confagricoltura Ezio Veggia, che ha sottolineato la necessità di creare “reti di impresa” per la condivisione, ad esempio, di tecnologia. Non mancano le esperienze innovative, come il progetto di “agricoltura di precisione” che in Umbria si avvale anche di sistemi geosatellitari e di droni per la riduzione degli sprechi.

L’ocse ad ecomondo per fare il punto sul futuro delle bioraffinerie multi-purpose

È la nuova frontiera del recupero dei rifiuti organici: la loro trasformazione in sottoprodotti (prodotti chimici, biogas….) attraverso il sistema delle bioraffinerie. Una punta avanzata della cosiddetta economia circolare di cui si è discusso ad Ecomondo nell’ambito del convegno, promosso dall’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), dal titolo “Il recupero e la valorizzazione dei rifiuti organici nelle bioraffinerie multi-purpose”. La necessità di fare il punto sulle opportunità e le problematiche (da quelle finanziarie a quelle legislative, passando per quelle logistiche) legate allo sviluppo delle bioraffinerie era proprio uno dei motivi che ha spinto l’Ocse ad organizzare l’evento che si è tenuto a Rimini Fiera. L’organizzazione internazionale, infatti, sta da tempo studiando, all’interno di propri gruppi di lavoro, questo importante settore della green economy, con l’obiettivo di tradurre in indirizzi politici e raccomandazioni il risultato dei propri studi. Da questo punto di vista sono risultati “importantissimi i feedback ricevuti dai relatori e dai rappresentanti delle imprese intervenuti qui in fiera”, ha riferito, a margine del convegno, Peter Schintlmesiter, ministro austriaco (Scienza, Ricerca ed Economia) nonché presidente del gruppo di esperti della Commissione europea per i prodotti a base biologica, presidente della Task Force di Biotecnologie Industriali dell'OCSE e vice-presidente del gruppo di lavoro dell'OCSE sulla biotecnologia.

In italia la raccolta differenziata di umido e verde sale del 9,5% nel 2014

Gli italiani hanno separato oltre 5,7 milioni di tonnellate di scarto organico in un anno, pari a quasi il 43% di tutta la raccolta differenziata nazionale. Dal recupero degli scarti organici in Italia si ottengono oltre 1,3 milioni di tonnellate all'anno di compost con un risparmio di 1,4 Mt di CO2 equivalenti rispetto all'invio in discarica. A mettere in luce i vantaggi ambientali di questa buona pratica è stato il Consorzio Italiano Compostatori a commento del Rapporto ISPRA 2015 presentato ad Ecomondo. “Il quadro che emerge dal Rapporto è estremamente positivo - ha commentato il direttore del CIC Massimo Centemero - Più aumenta la raccolta dell'organico più i cittadini diventano consapevoli di quanto sia essenziale fare attenzione ad ogni minimo particolare per difendere l'ambiente. E la frazione organica, che è quasi la metà di tutti i rifiuti differenziati in Italia, è importantissima: da essa nasce il compost, un fertilizzante naturale, e da essa si può arrivare alla produzione di un prezioso derivato come il biometano per alimentare i veicoli”. Il mercato del compost in Italia: il nostro Paese conta attualmente 240 impianti di compostaggio e 43 di digestione anaerobica operativi. Da questi impianti si ottengono 1.326.000 tonnellate/anno di compost (dato Ispra 2015) di cui 334.000 t/a di Ammendante Compostato Verde, 149.000 t/a di Ammendante Compostato con Fanghi e 843.000t/a di Ammendante Compostato Misto. L’Ammendante Compostato Verde può essere utilizzato nel florovivaismo per sostituire le torbe d’importazione. L’Ammendante Compostato Misto e con Fanghi sono tradizionalmente impiegati in agricoltura di pieno campo come fertilizzazione complementare ai concimi minerali. 

Ambiente e depurazione

Riflettori puntati su ambiente e depurazione, nell’ambito di Global Water Expo, new entry tra le proposte della grande fiera internazionale della green economy e dello sviluppo sostenibile, con stand ed incontri dedicati al tema della gestione del ciclo integrato delle acque. Tra i momenti convegnistici più rilevanti, quello dal titolo “Europa, ambiente depurazione: le politiche, l’economia e le innovazioni ‘Ready to Market’” è servito a fare il punto sulle sfide e sulle problematiche che riguardano la gestione del ciclo idrico in Europa. Tra i temi trattati anche quello del deficit infrastrutturale italiano sul fronte della gestione delle acque (come dimostrano anche le recenti vicende messinesi) e delle acque reflue. Passati in rassegna anche alcuni progetti che guardano al futuro con approccio rivoluzionario. Come quello presentato dal Prof. Bruce Jefferson, della Cranfield University: un progetto sostenuto finanziariamente dalla Bill & Melinda Gates Foundation, denominato NanoMembraneToilet, che punta a sviluppare un nuovo WC in grado di fare il proprio lavoro senza uso di acqua o energia interna. Il trattamento delle acque reflue è un segmento in forte crescita del settore idrico. Entro il 2017, in Europa si prevede di raggiungere 37.6 miliardi di euro di investimenti per la depurazione delle acque reflue urbane. Nei Paesi extra-europei lo scenario è anche più imponente, a cominciare dalla Cina dove si stima che negli ultimi anni siano stati costruiti oltre 3500 grandi impianti di depurazione. Numeri significativi anche nei Paesi del gruppo BRICS: in Brasile ad esempio il mercato relativo al servizio idrico ha prodotto entrate per 362.700.000 di dollari nel 2012, mentre al 2018 si stimano entrate di 488.900.000 dollari. Il Medio Oriente non è da meno, trainato dalla necessità di riutilizzo di acqua depurata.


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