Le migliori utility italiane: Top Utility 2022
Dieci anni di continuo miglioramento hanno reso più solide le utility, che si preparano ad affrontare le sfide future grazie a smart metering, IoT e cybersecurity. Marangoni:'Il settore è in buona salute: si è mostrato resiliente, ha continuato a fare ricerca e ad innovare'. Vince Hera. Tra gli altri premiati Acquevenete, Alperia, Gruppo CAP, Gruppo Iren, Marche Multiservizi, Veritas e Viva Servizi.
QUALI SONO LE MIGLIORI UTILITY NELL'EDIZIONE 2023 DI TOP UTILITY?
L’epidemia e le crisi energetiche accompagnano un momento di svolta. In dieci anni, le utility italiane hanno migliorato i servizi, riducendo le perdite idriche, i tempi di intervento e aumentando la raccolta differenziata. Per il futuro, punteranno su digitalizzazione e innovazione. Lo dimostra il fatto che anche nell’anno terribile della pandemia, il 2020, hanno continuato ad investire (7,2 miliardi): risorse impiegate per le nuove sfide come manutenzione predittiva, digitalizzazione della mobilità o cybersecurity.
Sono alcuni dei trend che emergono dai dati della decima edizione dello studio “Le performance delle utility italiane. Analisi delle 100 maggiori aziende dell’energia, dell’acqua, del gas e dei rifiuti” presentato questa mattina da Alessandro Marangoni, CEO di Althesys e capo del team di ricerca, nel corso del Top Utility, l’evento organizzato in collaborazione con Utilitalia che fa il punto dello stato dell’arte nei settori acqua, energia e rifiuti, atteso dagli operatori anche per i premi alle migliori società dei servizi pubblici.
L’azienda migliore quest’anno è risultata il Gruppo Hera; i premi tematici sono andati ad Acquevenete, Alperia, Gruppo CAP, Gruppo Iren, Marche Multiservizi, Veritas e Viva Servizi.
Tutti i vincitori
La migliore utility italiana, secondo l’insieme dei parametri adottati dal team di ricerca Top Utility (economico-finanziari, ambientali, comunicazione, customer care e ricerca&sviluppo) è il Gruppo Hera, che si aggiudica il premio Top Utility assoluto. Della cinquina facevano parte anche A2A, Iren, Lario Reti e Veritas.
Prima per Sostenibilità Xylem è la pesarese Marche Multiservizi (in lizza con A2A, Gruppo CAP, Enel e Estra); per la Comunicazione si è distinta la veneziana Veritas (Aimag, A2A, Gruppo CAP e MM); per Ricerca e Innovazione RSE ha vinto il Gruppo Iren (in cinquina con A2A, Acea, Enel e MM). Nella categoria Consumatori e Territorio il riconoscimento è andato all’anconetana Viva Servizi (in lizza anche Acea, Hera, Lario Reti e MM); il riconoscimento per le Performance Operative è stato assegnato alla bolzanina Alperia (con Contarina, Publiacqua, Savno e Silea). Infine, per la Categoria Diversity ha vinto Acquevenete (in cinquina con Alia, Acqualatina, Gruppo SGR e Publiacqua).
Inoltre, in occasione del rapporto decennale di Top Utility, un riconoscimento è stato assegnato al Gruppo Cap, l’utility che ha ricevuto più premi nel corso delle diverse edizioni.
L’edizione Top Utility di quest’anno è stata promossa da Althesys in collaborazione con Targa Telematics, Xylem, RSE e Utilitalia.
Il settore tiene, nonostante i numeri dell’annus horribilis
Nel 2020, la pandemia ha colpito duramente i diversi mercati delle utility, provocando una caduta senza precedenti del fatturato (-16% rispetto al 2019). Il valore della produzione aggregato delle Top100 vale 88,7 miliardi, pari al 5,3% del PIL italiano.
A incidere maggiormente è stato il settore elettrico, che ha perso oltre il 22% rispetto all’anno precedente, condividendo con il gas (-6,7%) le conseguenze del crollo della produzione industriale e della caduta dei prezzi nei mercati energetici. Penalizzati anche gli altri comparti, anche se in misura inferiore: le utility idriche (-4,1%) e le multiutility (-3%), mentre il waste management ha mantenuto un fatturato aggregato sostanzialmente inalterato.
Nonostante l’annus horribilis, non c’è stata tuttavia una flessione negli investimenti, che si sono attestati sui 7,2 miliardi, sostanzialmente invariati, a perimetro omogeneo, rispetto all’anno precedente. Il dato vale lo 0,4% del PIL italiano 2020. Quasi la metà, il 43,6%, arriva dalle grandi aziende elettriche, che hanno investito 3,2 miliardi. Lieve flessione invece per le multiutility che, con 2,7 miliardi, dopo il boom del 2019, riducono il proprio peso al 37%.
Le Top100 hanno confermato anche l’importanza attribuita a ricerca e sviluppo: il 90% delle utility analizzate ha dichiarato di aver svolto attività di ricerca. L’incidenza delle spese per R&S sul fatturato 2020 si è attestata allo 0,26%, in lieve aumento rispetto all’anno precedente.
Come sono cambiate le utility in un decennio
In occasione del decimo anniversario, Top Utility ha analizzato il mercato dei servizi pubblici a partire dal 2011, mostrando come il settore utility italiano goda nel complesso di buona salute. Se i ricavi sono calati progressivamente dalla prima edizione del report, passando dai 111 miliardi del 2011 ai 102 del 2019 (6% del Pil), prima del crollo del 2020, il settore realizza in genere buoni margini. Consistente è, ad esempio, la marginalità delle water utility, che nel periodo 2011-2020 hanno segnato un EBITDA/Ricavi medio prossimo al 28% e un ROS pari all’11%. Marginalità sostenuta anche per le multiutility, che registrano un 17% medio di EBITDA/Ricavi. ROI superiore al 5% per tutti i comparti tranne per le utility dell’energia elettrica, che si sono attestate su di un più modesto 3,5%. La redditività sale anche per le imprese elettriche, mentre è in costante declino per quelle del gas e, seppur in modo meno marcato, per i gestori dei rifiuti.
Ma è mutata, parallelamente, anche la struttura del settore: se è aumentata la presenza di utility idriche e dei rifiuti, le multiutility sono rimaste costanti ed operazioni di M&A hanno portato ad aggregazioni nei settori dell’energia elettrica e del gas.
La prospettiva decennale permette di valutare anche l’evoluzione della gestione industriale delle maggiori utility italiane. In generale, si è verificato un miglioramento delle performance, ad esempio con la riduzione delle perdite idriche: il valore registrato nel 2020 (29%) è il più basso del decennio. Pochi sono i miglioramenti, invece, per la depurazione. La percentuale di utenti collegata ai depuratori del 2020 (85%) si mantiene vicina alla media del decennio.
Per i rifiuti si assiste all’aumento della raccolta differenziata passata in media dal 52% (2011) al 66% (2020)
Nel settore gas cinque anni fa per l’esecuzione di lavori semplici occorrevano mediamente più di cinque giorni, oggi ne servono 4,4. Meno bene, invece, nel settore dell’energia elettrica: sia nell’attivazione che nel ripristino fornitura si registra un aumento dei tempi a partire dal 2018.
Il futuro
Le Top Utility guardano ai prossimi anni con digitalizzazione e innovazione, ma anche cybersecurity e sostenibilità, che sono sempre più al centro delle strategie e costituiscono i quattro macrotrend che definiranno la trasformazione del settore utility.
Digitalizzazione - Smart metering, produzione decentralizzata e interfacce digitali sono già oggi a disposizione di aziende e clienti, mentre i processi interni saranno progressivamente gestiti grazie alla manutenzione predittiva, a servizi a rete dotati di soluzioni IoT (internet-of-things) e con sistemi digitali di gestione delle flotte dei veicoli, quali ad esempio quelli per la raccolta dei rifiuti o per le squadre di pronto intervento.
Tutte le utility hanno anche avviato progetti per la digitalizzazione dei rapporti con la clientela: per il 78% delle aziende questi sono già operativi. L’84% delle utility intervistate operanti nei comparti gas, acqua o energia elettrica ha attivo un sistema di smart metering. Il 69% delle aziende afferma poi che il budget per la digitalizzazione nel prossimo triennio è destinato ad aumentare.
Innovazione - Soluzioni avanzate per la gestione attraverso big data, machine learning, blockchain, tecnologie cloud o reti neurali sono già adottate dal 58% delle utility. Quasi la metà (47%) usa per la manutenzione soluzioni digitali avanzate: predictive maintenance, droni, robot o realtà aumentata (AR). Nel servizio idrico integrato, l’infrastruttura smart è un driver strategico per ridurre perdite e inefficienze: l’85% delle utility operanti nel settore ha munito di sensoristica la maggior parte della rete fognaria.
Sicurezza informatica - La cybersecurity sta rapidamente diventando una delle preoccupazioni principali per le utility. Negli ultimi tre anni le utility italiane hanno subito quasi 290 attacchi, un dato in preoccupante crescita (+9%) in un solo anno per le aziende idriche. Nel 2020, il 53% delle imprese intervistate ha dichiarato di avere un’unità specificamente dedicata alla cybersecurity e il 90% ha dichiarato che gli investimenti in quest’area aumenteranno in futuro.
Sostenibilità - I profili ESG sono un impegno prioritario per le utility operanti nell’idrico, nei rifiuti e nell’energia. Nel servizio idrico integrato è stabile l’energia consumata, pari a 1,1 kWh per metro cubo. I servizi ambientali sono avviati su sentieri di miglioramento. In tre anni è scesa l’energia elettrica consumata (quest’anno sotto i 26 kWh per tonnellata), così come la CO2 emessa dai mezzi di raccolta e igiene urbana.
In conclusione, da un lato, lo sguardo all’evoluzione dell’ultimo decennio mostra un settore utility molto cambiato, con apprezzabili progressi in molti campi. Dall’altro, l’analisi di quest’anno di Top Utility disegna con chiarezza le linee di sviluppo per i prossimi anni: sostenibilità, innovazione, digitalizzazione daranno un’accelerazione decisa alla trasformazione già in corso.