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Nuove norme UE su rifiuti tessili, alimentari e veicoli fuori uso: il Parlamento approva, ma le associazioni criticano le lacune

Il Parlamento europeo vota due leggi fondamentali: una per affrontare il problema degli sprechi alimentari e tessili e un'altra per ridurre l'impatto ambientale dei veicoli, dalla progettazione allo smaltimento. Secondo le Associazioni le norme mancano di ambizione e sono insufficienti.

Nuove norme UE su rifiuti tessili, alimentari e veicoli fuori uso: il Parlamento approva, ma le associazioni criticano le lacune

In un contesto di crescente urgenza ambientale, il Parlamento Europeo ha approvato ieri, 9 settembre 2025, due misure legislative chiave volte a promuovere l'economia circolare nell'Unione Europea. La prima riguarda la revisione della Direttiva Quadro sui Rifiuti, focalizzata sulla riduzione degli sprechi alimentari e tessili; la seconda introduce un nuovo Regolamento sui requisiti di circolarità per la progettazione dei veicoli e la gestione dei veicoli a fine vita (ELVR). Queste decisioni mirano a ridurre l'impatto ambientale della produzione e del consumo, allineandosi agli obiettivi del Green Deal Europeo e del Piano d'Azione per l'Economia Circolare. Tuttavia, associazioni di settore come l’European Environmental Bureau (EEB) e la Federazione Europea per la Gestione dei Rifiuti (FEAD) hanno espresso critiche, sottolineando che le norme approvate non sono sufficientemente ambiziose per affrontare la crisi dei rifiuti e la transizione verso una mobilità sostenibile.

Le decisioni del Parlamento sui rifiuti alimentari e tessili

La revisione della Direttiva Quadro sui Rifiuti introduce, per la prima volta, obiettivi vincolanti di riduzione degli sprechi alimentari da raggiungere entro il 31 dicembre 2030. Questi target sono calcolati sulla media annua del periodo 2021-2023 e includono:

  • Una riduzione del 10% per la produzione e la trasformazione alimentare.
  • Una riduzione del 30% pro capite per i rifiuti generati dal commercio al dettaglio, ristoranti, servizi di ristorazione e nuclei domestici.

Inoltre, gli Stati membri devono promuovere la donazione di alimenti invenduti ancora idonei al consumo umano, coinvolgendo gli operatori economici chiave nella prevenzione degli sprechi.

Per i rifiuti tessili, la direttiva impone nuovi regimi di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR). I produttori che immettono sul mercato UE abbigliamento, calzature, accessori e altri prodotti tessili (come biancheria da letto e cucina) dovranno coprire i costi di raccolta, cernita e riciclo. Questi schemi devono essere istituiti entro 30 mesi dall'entrata in vigore della direttiva, con un anno aggiuntivo per le microimprese. Le norme si applicano anche ai produttori extra-UE e all'e-commerce. Su iniziativa del Parlamento, gli Stati membri potranno estendere l'EPR ai materassi, e dovranno considerare pratiche come l'ultra-fast fashion nel calcolo dei contributi finanziari.

Queste misure rispondono a statistiche allarmanti: ogni cittadino UE genera annualmente 132 kg di rifiuti alimentari e 12 kg di rifiuti tessili (abbigliamento e calzature), con solo meno dell'1% dei tessili mondiali riciclati in nuovi prodotti.

La direttiva entrerà in vigore dopo la firma e la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale UE, con 20 mesi per il recepimento nazionale.

Le norme sui veicoli a fine vita

Il Parlamento ha approvato la sua posizione sul nuovo Regolamento ELVR, che sostituisce la Direttiva sui Veicoli Fuori Uso e la Direttiva sull'Omologazione 3R. Le norme coprono l'intero ciclo di vita dei veicoli (esclusi quelli speciali, militari o storici), promuovendo una progettazione che faciliti la rimozione di componenti per riutilizzo, riciclo, rigenerazione o restauro.

Tra i punti chiave:

  • Obiettivi vincolanti per l'uso di materiali riciclati nei veicoli nuovi: almeno il 20% di plastica riciclata entro sei anni dall'entrata in vigore, e il 25% entro dieci anni, se disponibile a prezzi sostenibili.
  • La Commissione dovrà valutare la fattibilità di target simili per acciaio e alluminio.
  • Responsabilità rafforzata dei produttori: entro tre anni, dovranno coprire i costi di raccolta e trattamento dei veicoli a fine vita.
  • Distinzione chiara tra veicoli usati e a fine vita, con divieto di esportazione per questi ultimi.

Queste regole mirano a ridurre l'impatto ambientale di un settore che vede 285,6 milioni di veicoli sulle strade UE, con 6,5 milioni che raggiungono annualmente la fine del ciclo di vita. I negoziati con il Consiglio inizieranno a breve.

Le critiche dell'EEB: mancata ambizione e priorità sbagliate

L'European Environmental Bureau (EEB) ha accolto con riserva le decisioni del Parlamento, definendole "eterogenee e insufficienti" rispetto alla crisi dei rifiuti e alla spinta deregolatoria della Commissione. Per il Regolamento ELVR, l'EEB accusa i deputati di aver ceduto alle pressioni dell'industria automobilistica, indebolendo la proposta originale della Commissione. Specificamente:

  • Non si affronta l'uso non sostenibile dei materiali, ignorando la necessità di veicoli più piccoli e in minor numero per ridurre l'impatto ambientale.
  • Si privilegia il riciclo rispetto a strategie più efficaci come durabilità, riutilizzo e riparazione.
  • Mancata responsabilità dei produttori per i veicoli esportati extra-UE.

Fynn Hauschke, responsabile senior delle politiche per l'economia circolare presso l'EEB, ha dichiarato: "I legislatori ignorano il problema fondamentale: le dimensioni e il numero crescenti di automobili aumentano l'uso di materiali. Senza obblighi per veicoli durevoli e riparabili, il regolamento non sarà sostenibile".

Sui rifiuti alimentari e tessili, l'EEB apprezza gli obiettivi vincolanti ma li considera troppo modesti: non rispettano l'impegno UE di dimezzare gli sprechi lungo l'intera filiera, perdendo opportunità per ridurre emissioni e proteggere la sicurezza alimentare. Per i tessili, la scadenza del 2028 per l'EPR è vista come un ritardo eccessivo, che non supporta adeguatamente comuni e settore dell'usato. Emily Macintosh, responsabile senior per i tessili, ha enfatizzato: "L'EPR deve penalizzare la sovrapproduzione e supportare paesi come Ghana e Kenya, colpiti dalle esportazioni UE di indumenti dismessi".

Le preoccupazioni del FEAD: indebolimento degli obiettivi di riciclo

La FEAD, che rappresenta 3.000 aziende del settore, ha espresso un giudizio “misto” sul regolamento sui veicoli fuori uso ELVR. Apprezza aspetti come il ruolo primario degli Impianti di Trattamento Autorizzati (ATF) – unici a rilasciare Certificati di Distruzione – e una governance più inclusiva per gli schemi EPR, che garantisce trasparenza e concorrenza leale coinvolgendo l'intera filiera del riciclo.

Tuttavia, il FEAD avverte che l'indebolimento degli obiettivi rischia di compromettere l'efficacia del regolamento:

  • Riduzione dell'obiettivo per il contenuto minimo di plastica riciclata al 20% (dal 25% proposto), con solo il 15% da ciclo chiuso.
  • Estensione dei tempi: da 72 a 120 mesi per raggiungere il 25%.
  • Inclusione fino al 50% di rifiuti plastici pre-consumo nel calcolo, che scoraggia investimenti nel riciclo post-consumo e compromette la circolarità reale.

Paolo Campanella, Segretario Generale del FEAD, ha affermato: "L'Europa non può indebolire i suoi obiettivi. Il Trilogo (Commissione, Parlamento e Consiglio Europeo n.d.r.) deve preservare il 25% di plastica riciclata post-consumo entro 72 mesi, senza clausole che minino la circolarità".

In sintesi, mentre il Parlamento ha compiuto passi avanti verso un'economia circolare, le associazioni sottolineano la necessità di maggiore ambizione nei negoziati futuri per evitare che le norme rimangano inadeguate alla scala delle sfide ambientali.


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