Dichiarazioni programmatiche del ministro dell'Ambiente Andrea Orlando
Riportiamo alcune delle dichiarazioni rilasciate dal Ministro Orlando sulle azioni che il governo dovrà intraprendere.
L’Ambiente priorità anticongiunturale e strategica
L’ambiente è una priorità economica e sociale dell’azione di questo esecutivo, al pari delle misure per la qualità della democrazia e il funzionamento delle istituzioni. Pertanto, il tema dello sviluppo sostenibile non può essere inteso semplicemente come un’area o un settore della sua attività, o ancora come una semplice voce delle politiche di coesione buona per raggranellare finanziamenti europei.
Nell’aggiornamento al DEF che il Governo si è impegnato a presentare entro Giugno, sarà mia cura indicare alcune priorità politico-programmatiche in materia ambientale. Sono le priorità che in questa sede vorrei sommariamente provare ad enunciare.
In primo luogo, l’Italia deve rafforzare il proprio ruolo nell’ambito della cooperazione internazionale e dei seguiti di Rio +20, lo sviluppo delle tecnologie pulite, creando anche opportunità per le nostre imprese operanti in tale settore sui mercati internazionali. E poi c’è l’Europa.
Raggiungere obiettivi europei “20-20-20”
La cosiddetta strategia "Europa 2020" punta alla sostenibilità con investimenti più efficaci nell'istruzione, la ricerca e l'innovazione: l’ambiente spicca tra le aree prioritarie per una crescita intelligente, solidale e sostenibile, con la lotta ai cambiamenti climatici e la ricerca della sostenibilità energetica. Su questo ultimo punto, che segna l’intreccio fondamentale tra politiche energetiche obiettivi ambientali, mi limito a ricordare a tutti la necessità di procedere spediti e con strumenti efficaci al raggiungimento dei target del pacchetto europeo conosciuto come “20-20-20” , che prevede una riduzione delle emissioni di gas serra del 20% (o persino del 30%, se le condizioni lo permettono) rispetto al 1990, il 20% del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili e l'aumento del 20% dell'efficienza energetica.
Intanto, sempre nel quadro di una maggiore europeizzazione delle questioni ambientali, un primo nodo fondamentale da sciogliere sulla governance riguarda la programmazione e l’implementazione delle politiche di coesione per il ciclo 2014-2020 finanziate coi fondi strutturali. Già nei prossimi giorni, avvierò un’interlocuzione con il Ministero della coesione territoriale. La pluralità e trasversalità delle voci e priorità di carattere ambientale non possono tradursi in un’assenza di linee di finanziamento verticali espressamente dedicate alla realizzazione di interventi a cura del Ministero dell'Ambiente e delle autorità ambientali.
Fuori dal tecnicismo e dalle emergenze. No a spacchettamenti
L’assunzione di una visione strategica delle politiche di sostenibilità e di tutela e valorizzazione ambientale impone un cambiamento di cultura politica da parte di tutti gli attori istituzionali: la tendenza a relegare nel tecnicismo di autorizzazioni e controlli l’attività del Ministero che guido, o peggio a un centro di crisi per la gestione delle emergenze.
Uscire dal tecnicismo, pur valorizzando il sapere tecnico e specialistico come risorsa fondamentale in questo campo, significa caricare di politica un complesso di questioni che hanno bisogno di un peso maggiore, anche decisionale, proprio per dar forza alla pluralità di attività che è chiamato a svolgere.
Uscire dalla gestione dell’emergenza, pur presidiando le diverse situazioni di crisi, come ho cercato di fare fin dai primissimi giorni con le visite a Caserta, a Piombino e al Giglio, e Trieste, è forse la sfida più difficile, nel tempo – nessuno può dire quanto lungo – che avrà a disposizione questo Governo. Eppure è una necessità ineludibile per riuscire a imprimere quella svolta prospettica e programmatica all’attività del Ministero.
Si è paventata la possibilità di “spacchettarne” le competenze, attribuendole a diversi altri Dicasteri, che avrebbero potuto incorporare l’insieme delle normative ambientali nelle proprie agende, curandone, ciascuno per la propria parte, l’applicazione. Ritengo questa impostazione del tutto errata, e penso anzi che sia indispensabile dar luogo a un processo esattamente inverso.
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Green economy
È in questo quadro, è con queste premesse di azione politica, che si possono perseguire le grandi opzioni strategiche che l’Italia ha di fronte: la progressiva modifica del modello di sviluppo verso la green economy, la riconversione energetica e la tutela della biodiversità.
Al centro è la promozione delle condizioni necessarie, attraverso interventi di modifica delle convenienze sul mercato, a favorire l'innovazione, gli investimenti e la concorrenza che possano creare un terreno fertile per la complessiva diminuzione dell’impatto dell'attività economica sull’ambiente.
Fra quelle che mi riservo di portare al più presto alla vostra attenzione è la delega per la riforma della fiscalità ambientale, naufragata sul finale della scorsa legislatura. La riforma dovrà assicurare, a parità di gettito, un trasferimento di oneri dal lavoro e dagli investimenti alla produzione e consumo di beni e servizi ambientalmente dannosi e, ove esistenti, la rimozione di sussidi ad attività impattanti, a favore di tecnologie più efficienti dal punto di vista ambientale.
I rifiuti
Dobbiamo essere in grado di affrontare con decisione le situazioni di emergenza. È il caso, ad esempio, della gestione dei rifiuti. Nello stesso tempo, però, abbiamo l’urgenza di programmare il futuro. La situazione di crisi coinvolge almeno quattro regioni (Lazio, Calabria, Campania e Sicilia, quasi un terzo della popolazione nazionale, grandissime aree urbane come Napoli e Palermo).
Più in generale, i punti salienti dell’iniziativa del Governo sui rifiuti potrebbero riguardare: la Revisione della tassa sui rifiuti, nella logica di introdurre elementi di certezza e proporzione tariffaria che oggi nel sistema normativo Tarsu, TIA e Tares, per come si è venuto configurando, non appare garantito. L’adeguamento del sistema di riscossione. La definizione di piani condizionati di rinegoziazione e rientro del debito, come è successo in materia sanitaria, con il sostegno e l’assistenza di Cassa Depositi e Prestiti , per l’eventuale anticipazione dei flussi futuri accertati. Lo studio di forme di prelazione nel pagamento dei debiti della P.A. verso le imprese per i servizi essenziali che, come nel caso della gestione dei rifiuti, impattano con la salute dei cittadini.
Dalle crisi l’opportunità di un cambiamento strategico
Nel contempo occorre agire sull’altra grande emergenza, che pure rappresenta un’opzione strategica: la prevenzione, il riciclo e il riuso. Occorre concludere iter di elaborazione e approvazione del Piano Nazionale per la gestione integrata dei rifiuti che, semplificando la normativa di settore, sostenga la transizione da un sistema industriale a monte (discariche, inceneritori) a uno a valle per costruire le filiere di recupero e riuso delle risorse, verso la prospettiva dei “rifiuti zero”.
L’industria del riciclo che trasforma i rifiuti in risorse e recupera materia prima seconda, un’attività sempre più importante e redditizia man mano che la domanda di materie prime aumenta e un modo per cambiare radicalmente prospettiva rispetto ai rifiuti che va sostenuta con programmi di acquisti verdi delle pubbliche amministrazioni. Rifiuti, dunque, non più solo come un problema da gestire ma come una risorsa economica da riutilizzare riducendo l’impatto sulle risorse naturali e quindi applicando quanto la direttiva europea prescrive con le quattro R di riduzione, riuso, riciclo, recupero di materia e di energia, lasciando solo la quota minima residuale in discarica.
Per quanto riguarda la disciplina delle procedure e degli interventi di bonifica dei siti contaminati, occorre rilevare che la possibilità di procedere ad una revisione organica ed approfondita della stessa, come auspicata da più parti, è legata al conferimento di una idonea delega legislativa al Governo da parte del Parlamento.