Legambiente propone 6 punti contro il consumo di suolo
L'associazione chiede al consiglio regionale di fermare la perdita di campagna. Raccolte le prime adesioni
Legambiente ha scritto nei giorni scorsi ai consiglieri regionali dell’Emilia-Romagna chiedendo un provvedimento per fermare il consumo di suolo e proponendo di creare uno schieramento trasversale alle forze politiche che si impegnino a raggiungere questo risultato.
Lo ha fatto proponendo ai consiglieri di sottoscrivere un documento incardinato su sei punti da inserire nella normativa, assieme ad una serie di azioni politiche più generali.
Punti principali della proposta: ridimensionare le previsioni dei piani urbanistici attualmente vigenti, penalizzare il consumo di suolo vergine e favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente.
A questi si somma la richiesta di istituire un sistema di monitoraggio del consumo di suolo e dell’uso degli immobili in ogni Comune.
L’associazione ricorda che il ritmo di urbanizzazione a cui si è assistito negli ultimi 30 anni in Emilia Romagna è oltre 8 ettari al giorno; trend che è rimasto inalterato e senza efficaci interventi normativi, fino all’inizio della crisi economica.
Anche dopo l’emanazione della legge urbanistica regionale nel 2000 gli andamenti di urbanizzazione in regione sono rimasti pressoché invariati. "Nel quinquennio 2003-2008 abbiamo perso suolo con capacità agricola sufficiente per la sussistenza alimentare di un’intera provincia", scrive Legambiente.
Oggi tali ritmi si sono fortemente ridotti, ma non sono scomparse le progettualità di infrastrutture stradali o le richieste per nuovi poli funzionali terziari, spesso portati avanti con l’uso degli strumenti di deroga.
Da uno studio Legambiente sui PSC dei capoluoghi regionali emerge come negli strumenti urbanistici ci siano potenzialità di urbanizzazione enormi che, se attuate, nelle sole 9 città analizzate porterebbero a sottrarre ulteriori 8.500 ettari di campagna e all’aumento di oltre un quinto delle aree urbanizzate.
“Ricordiamo che il suolo agricolo è bene finito, che genera servizi di valore collettivo. In Emilia Romagna - regione che custodisce una delle aree fertili più importanti del pianeta - si è abusato di questa risorsa. Fino ad oggi nessun provvedimento normativo è stato preso per frenare questa corsa e l’unico limite lo ha posto la crisi del settore edilizio” dice Lorenzo Frattini presidente regionale di Legambiente “ Per questo abbiamo fatto appello ai consiglieri regionali. Riteniamo di massima urgenza che la Regione si doti di strumenti adeguati per arginare questa perdita di risorsa naturale, di paesaggio e di memoria collettiva. È un’esigenza che i cittadini avvertono in modo trasversale agli schieramenti politici e ci auguriamo che la politica sappia cogliere questa esigenza”
Secondo Legambiente serve agire prima di tutto sulle cause della spinta al consumo di suolo, cioè la rendita fondiaria, riducendo il vantaggio economico della speculazione.
Serve inoltre attuare interventi di compensazione per le opere già previste e laddove non si possa fare altro che utilizzare suolo vergine. Interventi di compensazione vera (non solo economica), strettamente legati alla ricostruzione di aree naturali con funzionalità ambientali ed agricole.
Serve inoltre completare il quadro con strumenti efficaci per avviare la rigenerazione urbana in modo massiccio. Questo per dare risposta alla richiesta di riqualificazione energetica, sismica e di vivibilità degli spazi sia pubblici che privati. Ma anche per rilanciare il comparto dell’edilizia oggi pesantemente in crisi.
"È evidente che servirebbe comunque un intervento nazionale di revisione della fiscalità per eliminare la dipendenza degli enti locali dagli oneri di urbanizzazione - sottolinea Legambiente -. Oggi, in Parlamento, sono depositati diversi progetti di legge in materia di consumo di suolo. Purtroppo la precaria situazione politica nazionale rende alto il rischio che nessun provvedimento veda la luce in tempi brevi.
Per questo è urgente mettere in campo meccanismi a scala regionale che vadano a ridimensionare le previsioni dei Piani, e rendano sempre più oneroso utilizzare suolo vergine. Per raggiungere tali risultati il tempo a disposizione del consiglio regionale prima della fine del mandato non è molto".