Una panoramica delle alluvioni nella storia d’Italia
In quest’articolo esaminiamo la storia di alcune inondazioni che hanno colpito il territorio nazionale e soprattutto quello della regione Emilia Romagna.
La parola “alluvione” viene usata per indicare un evento di accumulo di materiale fluviale. In sintesi le alluvioni sono i sedimenti trasportati dal fiume al di fuori degli argini dopo un'esondazione.
17 Ottobre 589. Rotta della Cucca.
In piena epoca Longobarda riportiamo l’episodio dell’alluvione del fiume Adige in quella che è Veronella (VR), allora denominata Cucca. Probabilmente a seguito della scarsa manutenzione territoriale, dopo la caduta dell’Impero Romano, e ad eventi eccezionali si è registrata una catastrofe che ha colpito l’alto Polesine.
Come da figura 1, l’attuale Veronella si trova 4,5 km ad est rispetto all’Adige, sintomo di variazione del corso d’acqua.
21 Settembre 1869. Alluvione di Parma.
Nel neonato Regno d’Italia, Parma venne colpita dall’alluvione disastrosa del torrente omonimo, che interessò in particolare modo il quartiere dell’Oltretorrente con un numero di ventuno vittime. Essendo ad inizio della stagione autunnale probabilmente una serie di violenti acquazzoni deve avere colpito la zona del crinale appenninico, dove sono poste le sorgenti del Torrente Parma, in una modalità probabilmente simile a quella che ha scatenato la più recente alluvione del 14 ottobre 2014. A ricordo dell’alluvione ci sono i dipinti del pittore Guido Carmignani e la lapide commemorativa dell’evento. A seguito dell’inondazione l’Amministrazione Comunale varava un piano generale di sistemazione dei ponti e muri del torrente Parma a difesa della città, che prevedeva la ricostruzione dei ponti storici e la risagomatura dell’alveo per facilitare il deflusso delle acque e proteggere il centro abitato.
21/02/1931. Alluvione di Palermo.
Grazie all’ottimo sito meteorologico, Meteo Palermo, segnaliamo la tragica alluvione che ha colpito il capoluogo Siciliano il 21/02/1931. Dalle notizie che possiamo ricavare, si suppone che la situazione barica del febbraio 1931 fosse caratterizzata da un’intensa depressione, presumibilmente di origine atlantica, con un centro di circa 1000mb presente sulla Sicilia nei giorni 21 e 22 febbraio. Già il giorno 23 dello stesso mese si osserva il transito della struttura depressionaria verso E, che è andata successivamente approfondendosi con un centro di 995mb circa posizionato sui monti dell’Albania.
Questa tesi è avvalorata dal fatto che nei giorni precedenti l’arrivo del sistema si ha notizia di intense correnti sciroccali seguite da una moderata risposta temporalesca. Ciò che stupisce sono i quantitativi pluviometrici registrati in poche ore; secondo i dati in possesso si parla di 520.2 mm in 46h a Pioppo e di 394.5 mm in 39h in Via Emerico Amari al porto di Palermo (la media pluviometrica annuale di questa zona si aggira intorno i 600-640 mm/anno). Si aggiungono notizie di forte vento sempre nel capoluogo, tale da abbattere una grossa gru nella centralissima Via Roma. Molto probabilmente l’effetto dei venti di Tramontana successivo alle correnti sciroccali ha favorito un effetto rigurgito che ha impedito il regolare deflusso dei corsi d’acqua della Conca d’Oro.
14-19 Ottobre 1951. Alluvione dell’Ogliastra- Sardegna Orientale.
Riportiamo come esempio l’alluvione della Sardegna del 1951 che interessò un terzo dell’isola con apporti pluviometrici eccezionali. L’alluvione del 14-19 ottobre del 1951, presenta i suoi aspetti di eccezionalità prevalentemente per l’estensione dei fenomeni violenti che hanno flagellato ininterrottamente, per sei giorni quasi tutta l'isola. Le stime parlano 8000 kmq di territorio alluvionato, ben 1/3 della superficie dell’intera Sardegna.
Il fenomeno non presenta eccezionali valori di intensità oraria delle precipitazioni, ben più consistenti in occasione di altri nubifragi e isolatamente durante temporali estivi. Fu unica invece la durata dei fenomeni, che si perpetrarono con intensità eccezionale, nell'arco di tutte le ventiquattro ore della giornata, per 3-4 giorni, portando accumuli giornalieri diffusamente superiori ai 400 mm, con picchi di oltre 500 mm. Quantitativi giornalieri superiori ai 300-500 mm, per le località centro orientali della Sardegna, presentano un tempo di ritorno molto inferiore rispetto alle altre località dell'isola, che tuttavia rimane compreso tra cinque e dieci anni, se ne deduce di conseguenza immediatamente l’eccezionalità di tre giorni con accumuli sopra i 400 mm, come accaduto in territorio di Villanova Strisaili.
Il numero delle vittime, segnalate tra Loceri e Bari Sardo è pari ad una decina di persone. In tabella sono riportati alcuni dati pluviometrici presi da meteo Sardegna.
Tabella 1. Dati Pluviometrici alluvione Sardegna
Sicca d’Erba |
OG |
1431 mm |
3 gg |
Arzana |
OG |
1160 mm |
3 gg |
Villagrande |
OG |
932 mm |
3 gg |
Jerzu |
OG |
1040 mm |
4 gg |
Dorgali |
NU |
1015 mm |
4 gg |
Un’immagine del centro di Gairo, paese di minatori, abbandonato a seguito dell’alluvione.
7-8 Ottobre 1970. Alluvione di Genova.
Altro evento alluvionale veramente eccezionale fu l’alluvione di Genova dovuta alle conseguenze di un settembre eccezionalmente caldo. Il valore pluviometrico di ventiquattro ore fu di 900 mm. La genesi dell'alluvione fu preparata da alcuni importanti fattori meteorologici e climatici che andiamo ad elencare. In primis dobbiamo considerare il surriscaldamento del settore occidentale del Mediterraneo, dovuto alla persistenza delle ondate di calore nel mese di Settembre; infatti, è da notare che anche se le estati sono molto calde e i mari si surriscaldano molto, le irruzioni di aria più fredda di origine artica, nel mese di Settembre di solito non danno luogo a fenomeni di portata eccezionale, perché il gap termico non è elevatissimo fra le due masse d'aria.
Al contrario, se il periodo siccitoso si prolunga anche nel mese di settembre, con ripetute ondate di calore anomalo, le irruzioni ottobrine, di aria nettamente più fredda, possono provocare intensi fenomeni. E' questo il caso dell'alluvione di Genova. Alluvione, che non fu provocata da un'organizzata struttura perturbata, ma da un "semplice" episodio d’instabilità di eccezionale violenza, amplificato come vedremo ora nell'analisi dell'evento, dalla particolare posizione orografica della città ligure.
Il giorno 6-10-1970, infatti, una poderosa rimonta dell'Alta Pressione delle Azzorre verso nord, diede luogo alla discesa di aria artica, lì, dove per tutto il mese di ottobre si erano ripetute le ondate di calore, innescando la formazione fra Portogallo e Spagna di un’intensa struttura di bassa pressione che convogliò intense correnti meridionali sull'Italia, correnti che colpirono in pieno il Golfo di Genova.
8-9 Novembre 1982. Alluvione del Fiume Taro (PR).
Un’altra alluvione che interessò in modo pesante la regione Emilia-Romagna fu quella che colpi la provincia di Parma nei giorni 8-9 novembre 1982 con protagonista il Fiume Taro. Durante quest’alluvione crollarono il ponte stradale di Ramiola (PR) ed il ponte ferroviario di Ponte Taro (PR). Dagli annali idrologici in circa due giorni caddero nel crinale appenninico del Torrente Gotra, affluente minore del Taro, circa 300 mm. Fortunatamente non ci furono vittime.
19 Gennaio 2014. Alluvione della Bassa Modenese (MO)
L’alluvione che colpi la bassa modenese il 19 gennaio del 2014 fu senz’altro un evento che ha colpito molto l’opinione pubblica, dato che l’area era già stata interessata dal terremoto del 2012. Gennaio non è un mese di alluvioni, però l’inverno del 2013-2014 fu eccezionale per via delle continue perturbazioni atlantiche che interessavano l’Italia Settentrionale con temperature sopra la media.
Il giorno 13 gennaio 2014 si erano già avute precipitazioni intense superiori ai 150 mm giornalieri, dopo pochi giorni si sono aggiunte altre precipitazioni più intense tra il 17 e 19 gennaio, dove si raggiunsero nell’Appennino delle cumulate comprese tra i 500 e gli 800 mm nel periodo intercorso tra il 13 ed il 19 gennaio 2014.
Si ruppe l’argine destro del Fiume Secchia a San Matteo il giorno 19 gennaio 2014, l’acqua nei giorni successivi inondò un’area di 200 km2, dove i paesi più danneggiati furono Bastiglia e Bomporto e buona parte della bassa pianura modenese.
13 Ottobre 2014. Alluvione di Parma (PR)
Parma il giorno 13 ottobre 2014 fu colpita dall’alluvione del Torrente Baganza che straripò in città intorno alle ore 16.20.
Un minimo depressionario si era formato sul Golfo della Spezia ed ha permesso la formazione di temporali autorigeneranti che hanno interessato con violente precipitazioni la sponda sinistra del torrente Parma e la destra del torrente Baganza con una cumulata di dodici ore pari a 300 mm di acqua.
L’area interessata è stata ristretta, in quanto Berceto situato nella sponda sinistra del Baganza ha ricevuto una precipitazione cumulata di 75 mm. di acqua. La portata del Baganza a Marzolara (PR), località posta a 20 km a sud di Parma, fu di circa 400 m3/s. L’evento allagò per buona parte il quartiere Montanara ed i danni più cospicui si ebbero all’ospedale Piccole Figlie, alla casa Città di Parma, in Via Po. Non ci furono vittime.
6 Febbraio 2015. Alluvione e Mareggiata della Romagna.
Un’alluvione insolita per il periodo quella che ha interessato la Romagna il giorno 6 febbraio 2015 determinando nel giro di quarantotto ore delle piogge cumulate di 150-200 mm in un giorno con un impedimento al deflusso causato da un mare molto ingrossato dai venti di Bora provenienti da E-NE.
Il vento ha causato una forte mareggiata che ha danneggiato i centri della riviera, Cesenatico in particolare modo, ed inoltre i corsi d’acqua non potendo defluire hanno allagato i centri dell’entroterra, in particolare modo Calisese e Gambettola.
14 Settembre 2015. Alluvione del Piacentino (PC)
Nel concludere questo elenco di alcune alluvioni italiane non si può dimenticare quello che è successo nelle Valli Trebbia e Nure della provincia di Piacenza il 14 settembre 2015, dove a seguito della formazione di un minimo depressionario nel Golfo di Genova, una serie di temporali autorigeneranti ha colpito le alte valli di Nure, Trebbia e Aveto dove si sono avuti accumuli di oltre 300 mm di pioggia in sei ore.
Questo ha determinato un ingrossamento dei fiumi Nure e Trebbia che durante le loro piene hanno demolito ponti e strade, in particolare modo la statale della Val Nure a Recesio, località nel comune di Bettola (PC) dove sono decedute a causa del crollo della strada tre persone in automobile.
Conclusioni.
Le alluvioni e le inondazioni sono fenomeni che caratterizzano e colpiscono il territorio dell’Italia. La maggior parte degli eventi capitano in autunno, probabilmente perché il mare è ancora caldo e questo crea un forte contrasto termico con le infiltrazioni d’aria fredda provenienti dall’Atlantico. Altro periodo in cui possono accadere questi eventi è la primavera, perché, a un repentino aumento delle temperature può seguire un rapido scioglimento delle nevi.
Altra causa che può innescare le esondazioni sono le mareggiate che alimentate da forti venti possono impedire alle acque precipitate di defluire. L’eccessiva urbanizzazione aumenta il ruscellamento superficiale ed, inoltre, nella maggior parte delle aree metropolitane si è canalizzato eccessivamente i corsi d’acqua.
Negli ultimi tempi sono aumentati questi fenomeni e, probabilmente, bisognerà tenerne conto nelle modellizzazioni idrologiche. Un cambiamento climatico è innegabile dal punto di vista delle temperature e, dunque, anche questo è un fattore di cui tenere conto.
La scelta di una presentazione sintetica è per cercare di stimolare i lettori in un viaggio nel tempo ed allo stesso tempo di ricordare alcuni eventi che si sono verificati a causa di forti ondate di maltempo.
Fabio Bussetti