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A Bologna la demolizione delle ex Officine Casaralta

A Bologna la demolizione delle ex Officine Casaralta

Partite le prime demolizioni. Alla fine della riqualificazione, il 70% dell'area sarà a uso pubblico.

L’area si colloca all’interno del tessuto urbano bolognese, compresa tra le due importanti direttrici di via Stalingrado a est e di via Ferrarese a ovest, lo storico insediamento militare dismesso “ex Caserma Sani” a sud e la via Casoni a nord, nel quartiere Navile.

L’area ha una superficie complessiva di circa 50mila metri quadrati, attualmente impermeabili al 100%. Dopo la riqualificazione l’area impermeabile si ridurrà al 30-35%. Alla fine del percorso di riqualificazione il 70% dell'area sarà a uso pubblico, includendo un parco urbano (circa due ettari) e parcheggi pubblici (circa un ettaro).

L’intervento di demolizione riguarda i nove edifici esistenti, che versano in un cattivo stato di conservazione. La conclusione delle demolizioni è prevista entro l'anno, mentre nella primavera 2026 si prevede l'inizio delle operazioni di costruzione. La conclusione dei lavori è programmata per il 2028.

L’operazione è compresa nel più ampio progetto TEK (Technology, Entertainment, Knowledge) District, che rigenererà un’area di circa 277 ettari lungo l’asse di via Stalingrado, che comprende alcuni tra i principali attori economici del Paese, come Fiera, Hera e Unipol, la Regione Emilia-Romagna e il Tecnopolo, che al suo interno ospita già l’ECMWF, il Centro meteo europeo.  

L’area Casaralta ha ospitato in passato attività di tipo industriale, artigianale o di deposito. In particolare, nel 1919 nacquero in questo distretto le “Officine di Casaralta”, un'azienda che nel mezzo secolo successivo si è consolidata come uno dei maggiori impianti bolognesi nel settore meccanico, divenendo anche una delle ditte produttrici e riparatrici per conto delle Ferrovie dello Stato che, nel dopoguerra, si accingevano al rinnovamento del parco rotabile nazionale.

Negli anni Sessanta e Settanta l’area conobbe la sua massima espansione, impiegando centinaia di operai, ma con la crisi delle grandi industrie italiane gli stabilimenti iniziarono a ridurre la produzione. Dal 2001 è cessata ogni tipo di attività.
Oggi l’intero sito si presenta in stato di totale abbandono, ed è caratterizzato dalla presenza di strutture parzialmente crollate o pesantemente degradate.

 

 

 

 

Fonte Comune di Bologna


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