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Perchè il riciclaggio dovrebbe essere una priorità della COP30

Secondo la Global Recycling Foundation, la gestione dei rifiuti non è soltanto una sfida ambientale: è, prima di tutto, una questione di potere. Lo ha ribadito Ranjit Baxi, fondatore della Fondazione e promotore del Global Recycling Day, intervenendo all’apertura della COP30 in Brasile. Baxi descrive i rifiuti come una vera e propria “valuta preziosa”, destinata a superare il valore di petrolio e terreni, perché stiamo dissipando risorse critiche come rame, litio, nichel e alluminio, da cui dipendono sempre più le economie moderne.

Perchè il riciclaggio dovrebbe essere una priorità della COP30

Mentre molti paesi continuano a scartare materiali di alto valore, chi investe in tecnologie avanzate di riciclo è destinato a conquistare un ruolo dominante nello scenario globale. Per Baxi, i minerali critici diventeranno “armi di potere” nelle mani di chi saprà recuperarli e trattenerli. E se molte nazioni si accontentano di esportare i propri rifiuti “in nome del riciclo”, gli attori più lungimiranti stanno già accumulando queste risorse rare, pronti a dettare il prezzo per alimentare la mobilità elettrica, espandere le rinnovabili o produrre smartphone.

In questo nuovo equilibrio geopolitico, la Cina sta emergendo come protagonista assoluta. Da “fabbrica del mondo” ha progressivamente rivolto lo sguardo verso l’interno, orientandosi non più solo alla produzione, ma al controllo delle catene di approvvigionamento dei materiali strategici per la tecnologia verde. Grazie a investimenti massicci nelle infrastrutture di riciclo e al presidio della lavorazione dei minerali critici, il Paese si sta posizionando come “guardiano del futuro”. L’Occidente, pur avendo adottato ampiamente la cultura del riciclo, resta indietro nei processi più avanzati, e secondo Baxi questo divario avrà conseguenze significative.

Nonostante il ruolo sempre più strategico del settore, il tema del riciclo è rimasto marginale alla COP30, organizzata ai margini della Foresta Amazzonica. Una mancanza già denunciata dalla Global Recycling Foundation, che ricorda come Baxi avesse sollecitato un maggiore coinvolgimento dell’industria del riciclo fin dalla COP22 del 2016. Da allora poco è cambiato. Eppure il contributo del settore è enorme: mitigazione climatica, recupero di risorse critiche, miliardi di tonnellate di CO₂ evitate, crescita del PIL, milioni di posti di lavoro “verdi”, riduzione delle emissioni di metano grazie al minor conferimento in discarica.

Questa carenza di attenzione politica si traduce anche in perdite economiche rilevanti. Ogni anno, materiali critici per un valore superiore a 148 milioni di sterline arrivano agli impianti di riciclo, ma la maggior parte di oro, argento e platino finisce per essere recuperata all’estero. Nel solo Regno Unito si perdono almeno 13,64 milioni di sterline di materie prime critiche a causa della scarsa diffusione di tecnologie avanzate di recupero. La quota più consistente di questi metalli preziosi si disperde nei rifiuti elettronici (e-waste): nel 2022 il loro valore complessivo sfiorava i 91 miliardi di dollari, ma ne sono stati recuperati appena 28. È evidente come l’“estrazione urbana” (urban mining) dai flussi di rifiuti possa risultare più conveniente – e meno impattante – dell’estrazione mineraria tradizionale.

Il potenziale economico delle moderne operazioni di riciclo rimane ancora ampiamente sottovalutato. La Global Recycling Foundation sottolinea che i benefici sono molteplici: ritorni finanziari diretti, maggiore sicurezza nelle forniture e vantaggi ambientali di lungo periodo. Il mercato delle tecnologie di riciclo è destinato a superare i 150–200 miliardi di dollari entro il 2030, trainato dalla scarsità di risorse, dall’urbanizzazione e dalla spinta degli standard ESG. L’impiego di materiali riciclati, inoltre, può ridurre la dipendenza da minerali importati – come cobalto e litio – proteggendo le industrie dalle oscillazioni dei prezzi globali.

Intanto la crisi climatica continua a intensificarsi, con l’aumento di inondazioni, incendi e tempeste tropicali. Nonostante alcuni progressi verso l’obiettivo Net Zero e il limite di 1,5°C fissato dall’Accordo di Parigi, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha ammesso che il superamento di tale soglia è ormai inevitabile, con “conseguenze devastanti”.

 


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