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Firmato il protocollo di intesa per il riutilizzo delle macerie delle Marche

L'accordo prevede che gli aggregati trattati siano usati per la costruzione di opere pubbliche, come strade, marciapiedi e nuovi fabbricati.

Firmato il protocollo di intesa per il riutilizzo delle macerie delle Marche

Il primo protocollo di intesa per il riutilizzo, da parte dei Comuni, delle macerie già trattate nei siti di deposito è stato sottoscritto questa mattina tra la Protezione civile della Regione Marche e il Comune di Monteprandone. Si tratta di un modello che realizza i principi europei dell'economia circolare e che sarà applicato a tutte le stazioni appaltanti.

L'accordo prevede che gli aggregati trattati siano usati per la costruzione di opere pubbliche, come strade, marciapiedi e nuovi fabbricati.

Prende il via così una nuova fase virtuosa del processo di rimozione, trattamento e recupero delle macerie, che permette di limitare attraverso il riuso il volume dei rifiuti e anche di incentivare la costruzione di nuove opere. Questo nuovo step si inserisce all’interno di un percorso che ha consentito di rimuovere il 99 per cento delle macerie in area pubblica e di avviare a recupero il 99,9 per cento dei materiali, con valori, in termini assoluti, che nel mese di gennaio 2018, hanno superato la quota di 300.000 tonnellate di macerie rimosse (il saldo alla fine del mese scorso era, precisamente di 306.416,60 tonnellate).

Alla firma erano presenti, insieme con il presidente Luca Ceriscioli e l’assessore alla Protezione Civile Angelo Sciapichetti, il primo cittadino del Comune di Monteprandone Stefano Stracci, i dirigenti e i tecnici della Protezione civile regionale e del servizio Bonifiche, fonti energetiche e rifiuti, che hanno spiegato agli amministratori e ai tecnici presenti lo schema di flusso per la produzione dei prodotti di recupero, i requisiti necessari per l’utilizzo degli aggregati inerti e i possibili utilizzi di questi ultimi.

Nel corso dell’incontro i tecnici hanno ripercorso anche tutte le fasi operative previste dal DL 189/2016, sottolineando in particolare l’accuratezza delle operazioni di selezione, che ha permesso di restituire ai legittimi proprietari quantità significative di beni personali: 205 pacchi con oggetti di cui è stata individuata esattamente la provenienza, 8 bancali di materiale sfuso consegnati ai Comuni (sempre con provenienza individuata) e materiale di valore storico-artistico, consegnati ai Carabinieri del nucleo Tutela e patrimonio.


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